sabato 20 ottobre 2012

Un Altro Giorno è Andato

  Salvador Dalí La persistenza della memoria

"...A proposito del tempo, la mia vita giacché continua, è un fiume di tentativi e di speranze..."

Preso dall'ansia di non farcela, sedeva in un angolo di casa a meditare sul passato e sul futuro. Sembrava dimenticare il presente, capace di viverlo solo quando non era più tale, come se qualunque cosa accadesse non fosse importante in quel  preciso momento.



Pensava, pensava a come emanciparsi l'indomani, a sdoppiarsi da sé stesso e a rendersi la persona che voleva difatto essere, se solo avesse avuto il coraggio di allontanarsi da quello stato di inerzia apparente.   Fare il lavoro perfetto, cominciare a rendersi indipendente,  riordinare la sua vita esattamente come avrebbe dovuto riordinare gli angoli della propria stanza e tutta quella vecchia tappezzeria, come se anche la sedia dovesse riacquistare la sua naturale funzione e abbandonare quella, ormai quotidiana, di appendiabiti.  Riprendere in mano quel libro impolverato, proposito abbandonato ormai da troppo tempo, leggerlo come per la prima volta. Non poteva abbandonare quel libro, l'autore sarebbe stato il suo scrittore preferito, la sua possibile guida. Era importante finire quel libro, un viaggio, una storia come quella che avrebbe voluto vivere.
Dare un senso alla sua inconsistenza, un volto alla sua identità.
Lui non sapeva che quello scrittore, morì non ancora cinquantenne di cirrosi, non sapeva che fu un alcolizzato solo e disperato, il suo idolo. 


- "Basta rimandare le cose!"- si ammonì con enfasi. Questa volta e non una tra tante, era pieno di sé, perché questa volta voleva vivere il suo giorno, impegnarsi e non più lasciarsi andare.

La notte avanzava sempre più nera e la stanchezza penetrava nel corpo debole di chi ha sempre vissuto la vita da spettatore...

Ma prima di dormire, giusto poco prima di addormentarsi, quando i pensieri sono più vicini, teneri e precari ma già dolci e lontani, al di fuori di ogni ragionevole logica, pensò al suo giorno, al giorno della rivincita, il giorno in cui sarebbe diventato un  uomo. Così, preso dalla paura di dimenticare i suoi doveri, ovvero quell'idea di sé che aveva bisogno di realizzare, corse a prendere foglio e penna per dar forma ai suoi pensieri.
Cominciò ad elencare minuziosamente e scrupolosamente uno ad uno tutti i suoi propositi , non voleva tralasciare niente, il caso non sarebbe venuto a cercarlo; nella foga che l'aveva investito, la scrittura rappresentava l'unico mezzo per stemperare quell'ansia di precarietà. Il nero della penna a sfera, marcava indelebilmente le sue debolezze, quel nero l'avrebbe messo di fronte ad un aut-aut.
- Basta dormire fino tardi, rimandare ogni cosa, avere paura di qualunque cambiamento- pensò. E poi, fare trincea dietro un falso cambiamento, arretrare, giustificarsi con la sua coda di paglia, giustificarsi sempre con  quelle  frasi trite e ritrite di chi non vede oltre il proprio naso.

Lui Ora, era pronto per gettarsi sulle strade.

Un pensiero sereno lo pervase, non si sentiva cosi sereno da anni, forte di un giorno speciale.
Prese il suo foglio, "le cose da fare Domani", con cura l'appoggiò vicino al cuscino, come se avesse paura di allontanarsi troppo da quegli impegni inderogabili, l'adempimento dei quali gli avrebbe regalato nuova gloria.  Pochi minuti ancora e in un indefinibile quando, cadde in un sonno profondo...

Aprì gli occhi di colpo, preso dallo sgomento, fissò per alcuni secondi il soffitto;  il sole si era levato da poco, l'abitudine di alzarsi tardi rende duri e spiacevoli i risvegli di prima mattina. 

Non capì bene cosa fosse successo, ma lentamente, si ridestò.
Pian piano i  pensieri sfocati, come le immagini degli angoli della stanza che difficilmente metteva a fuoco, cominciarono a combinarsi ma appena sveglio, non riusciva mai a focalizzarli immediatamente. Bisognava, che essi, ruotando e vibrando, si combinassero in modo particolare, come reagenti di una reazione che hanno finalmente acquisito l'energia di attivazione necessaria a superare la barriera dello stato di transizione. Ma già sapeva che non sarebbe stato un altro giorno, non più reagenti, ma prodotti, era questo il retaggio di una qualche riflessione che aveva maturato, l'effimero tentativo di essere un uomo.

Eppure non ne era ancora certo, - sogno o son desto?-. Poi di colpo ricordò! Si girò in fretta per cercare quel foglio...

Quando lo trovò, le mani tremavano, come immediata conseguenza di una frenetica attesa, consumata nell'attimo stesso del suo concepimento. Lesse attentamente tutto d'un fiato, e poi ancora, non poteva sbagliare, era la sua calligrafia, riconosceva perfettamente ogni macchia d'inchiostro.... Si toccò i capelli, come per stabilire un contatto più intimo con sé stesso, come se fossero estroflessioni dei suoi pensieri. Quindi pensò: - Ne sono certo! E' la lista delle "Cose Da Fare Domani"!-.

Tirò un sospiro di sollievo.
Anche quel giorno era salvo suppose, non pensando che il domani come tutto se ne andrà...

Un giorno si girò e dietro di sé non vide più la sua ombra, consapevole del tempo andato. Si fermò, chiuse i pugni e strinse il vuoto.


4 commenti:

  1. Il tempo che corre è un concetto che mi ha sempre affascinato e toccato dentro... C'è molta irrequietezza in quello che dici e la sensazione di una strada cercata a lungo ma ancora da trovare...
    In bocca al lupo per questo tuo "esperimento" di scrittura-blog :)

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  2. "Il tempo andato nn ritornerà" è una frase sulla quale meditare!
    Il tempo è comunque sempre poco per fare tutto quello che si desidera e...poi sappiamo quanto tempo ci è stato concesso!?
    Il cammino da percorrere è lungo e faticoso e la senzazione che ci vorrà molto tempo per trovare la strada giusta nn è affato consolante........
    Mi unisco a te ....chissà se la strada sarà meno pesante?

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    1. come in ogni famiglia, a proposito di cammini....anche Noi ne sappiamo qualcosa!

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