giovedì 1 settembre 2016

Tutti gli Uomini




Tutti gli uomini della tua vita in un'unica puntata

di volti, odori, stronzate gia' sentite, bugie miscredute,

se soffi via la polvere è un lento scorrere di sguardi, di ricordi, di cose capite troppo tardi,

di sottotitoli per ''nontroppobrillanti'',

di magici istanti dilaniati dalle esplosioni 


delle suonerie personalizzate che annunciavano

indiscrete lieti eventi altrui.

Tutti gli uomini della tua vita...

Uomini in esclusiva, uomini solo in prova,

uomini raccattati nel pattume,

uomini coperti di piume, di insulti,

dimentichi i volti i ricordi brividi nella spina dorsale chi ti ha fatto male,

chi ti ha resa felice, chi ''nonsidice'' per pudore, per amore, proprio o improprio che sia,

uomini scappati via,

uomini lasciati fuori dalla porta a marcire, uomini da due lire .

lunedì 28 marzo 2016

Cercando di fermare le lacrime ridendo




Tu corri dietro al vento e sembri una farfalla
e con quanto sentimento ti blocchi e guardi la mia spalla
se hai paura a andar lontano, puoi volarmi nella mano



ma so già cosa pensi, tu vorresti partire
come se andare lontano fosse uguale a morire
e non c’è niente di strano ma non posso venire 



Così come una farfalla ti sei alzata per scappare

ma ricorda che a quel muro ti avrei potuta inchiodare

se non fossi uscito fuori per provare anch’io a volare



e la notte cominciava a gelare la mia pelle
una notte madre che cercava di contare le sue stelle
io lì sotto ero uno sputo e ho detto: -Olé, sono perduto-

(Lucio Dalla - Cara)


Foto by Riccardo

lunedì 14 marzo 2016

Decadenza appena prima di cadere

"...Il decadimento fa parte dell'essere.


Tutto decade, crolla, si disfa.





Ma questo decadimento è un frammento di noi..." 

(Roberto Peregalli)


Foto by Riccardo

sabato 14 novembre 2015

Riguardo la Francia, l'Isis, la Storia e quando mi scivola tutto addosso

Se i Morti sono tutti uguali 

Non scordatevi la Storia perché saremo destinati a ripeterla:

Per esempio,

Italia-Libia: già negli anni 50' Enrico Mattei volendosi staccare dal cartello delle "7 sorelle del petrolio", comincia a fare accordi con la Libia per l'acquisizione di Petrolio.
Enrico Mattei perde la vita con un esplosione in volo, ufficiosamente assassinato da una cordata franco-americana, egemoni del petrolio in quel tempo.

Anno dopo anno, i vari governi Italiani (Tra cui Prodi e Berlusconi) continuano una stretta collaborazione con la Libia.
Molte aziende italiane costruiscono e lavorano in Libia poiché esistevano degli accordi commerciali privilegiati, tra Italia e Libia.

giovedì 8 ottobre 2015

SWATCH


Guardo ancora l’ora sul quadrante dello swatch, 
darle un altro quarto d’ora o andare via
gente usciva a branchi dalle scale del metrò 
ma in quei visi in fuga lui cercava quello suo:
l’unica cosa che potesse darle un senso al freddo e al giorno e a quell'inverno…

bella e accesa in viso d’improvviso lei arrivò
come fosse apparsa per magia
e radiosa spense ogni protesta e lo baciò
e abbracciati andarono parlando tutti e due
di amici e dischi e di vacanze di Natale...

Io mi sentì quasi male guardandoli andare
ed invidiai il loro incontro, quel tutto da fare
tutto quel tempo davanti, quel loro sperare
e l’incoscienza orgogliosa della loro età.

E mi venne in mente come un pugno quando anch'io
aspettavo appeso a un angolo una lei
e quando arrivava mi sentivo come un Dio
e abbracciati e persi si parlava tutti e due
uno sull'altro degli esami e di Natale
e di un poeta geniale e di un film sperimentale
e ci sembrava che niente potesse finire
come se il tempo davanti dovesse durare
fino alla linea incosciente della nostra età…
Che ho perduta, che mi è scivolata
che cosa fai ora ragazza abbracciata?
A me, ai dogmi andati, a una strada bagnata
diversa e la stessa della loro età…

E mi trovai a camminare nel freddo invernale
e mi rinchiusi alla gola un giaccone normale
e poi tirai su le spalle e ghignai sul Natale
giocando col bene e il male che sai in ogni età …

…Età che deve andare ma lascia che cammini
l’età deve passare ma lascia che sconfini
poi tiro su le spalle e ghigno sul natale
e gioco col bene e il male che so in ogni età …


sabato 3 ottobre 2015

Scegli



Al bivio cambio strada,
mi tremano le gambe,
trasudo paura e timore
la fronte imperlata di sudore freddo e terrore
mi sento controfigura in un film dell’orrore.
E quanti momenti, sento di aver vissuto peggiori?
La paura mi bracca ora e in questo momento
sono un gargoyle,
ma dov’è finita allora la mia spina dorsale,
i sogni di ieri e i traguardi che volevo conquistare?
La magica fossetta nel sorriso che desideravo
scoprire ogni giorno sul tuo volto, il saperti orgoglioso di me
per le mie piccole conquiste quotidiane, che hanno un sapore diverso se condivise insieme. 

Quando mi sono perso?
In che istante ho realizzato che non era questo il giusto cammino?
Non saprei dire se per illusione se per poco o troppo amore,
ho lasciato che la tua mano non scivolasse più sulla mia
ho lasciato la presa,
ti ho lasciato sola
e sono finito in balia del terrore.
Mi mancano i tuoi abbracci, le merendine divise a metà,
l’intreccio di gambe sotto le coperte,
la tua gentilezza nel farmi una carezza.

Ti ho visto sai, sotto la tua frangetta come mi guardi
Sei dura di mente e di petto:  non riconosci facilmente agli altri il talento,
ma cretina come l’amante che ama non riamato,
ti sei illusa che ti sarebbe mancata la mia vita, sia la presa nell’avermi a fianco,
sia il fiato a corrermi accanto.

E pur nella distanza che non è mai poca, ne troppa,
cammini su un campo di spine per trattenerti e sconfiggere il pensiero
di venirmi a cercare, di toccarmi e di guardarmi anche solo mentre dormo
per ricordare le rughe del mio volto.
Soffro anche io e non vado più a fare le cose che condividevamo,
non vedo più cosa c’è sotto la scorza,
in fondo mi ero innamorato della tua pelle amara,
del tuo modo di amarmi pur senza concedermi niente.

Hai riversato tutto su di me:
ero padre, fratello, amico, amante, il tuo tutto il tuo niente.
Mi sono sentito alle strette, troppe responsabilità.
Tu eri il cielo a farmi compagnia.
E lei uscita dalla doccia, l’immagine nitida
Del suo corpo da bambina, piccola ma con un’esplosione di carattere
Con i capelli bagnetti, viene fuori a scagliarti il suo rancore:

“Dov’è la tua chitarra? A chi suoni stasera? A chi racconti le tue angosce  e paure?
Non ti senti più solo quando al sole della luna, senti i lupi ululare sotto la tua finestra
O sei già scappato lontano nella tua terra rossa…
L’africa che naturalmente ami ed odi,
e che sempre ti porta lontano da me!
Su quali curve si posa stasera la tua mano?
Quanto tempo passerà prima che imparerai davvero a sentirti uomo
quando capirai che il sentimento conta più persino della passione e della brama di conquista
di quei traguardi che ti sei imposto e che probabilmente non tarderanno ad arrivare,
so che hai mille risorse, conosco la fonte delle tue idee,
ma purtroppo non vedi con gli occhi ciò che non tocchi con mano,
e pure lontano, gli errori ti verranno a cercare come fantasmi
dai quali non potrai scappare, e i debiti di un passato che hai preferito dimenticare
riaffioreranno come alghe dal mare.

O forse te ne stai sdraiato a fissare il soffitto,
calcolando la distanza ideale della trave portante dagli assi laterali,
e per diletto, per gioco o forse per affetto non saprei dire,
stai li ad interrogarti indeciso su come andrà a finire?
Angosciato, hai il sonno disturbato,
le lenzuola bagnate dal rancore
di una notte sudata, l’odio che cresce,
non sapresti contro chi scagliare la tua foga,
un fuoco che brucia piano piano e che come un fuoco lento ti divora,
forse sei già preoccupato che il mio amore venga dato a qualcun altro?
Molto di più sai dovrebbe preoccuparti, il pensiero di ciò che non fai,
di me lo sai, niente è certo ormai.

I miei pensieri sono mille, tanti quanti almeno i miei capelli,
pensieri frantumati, emanati ma mai generati, legati a tanti
e a tante occasioni,
saranno condivisi con altri coetanei e nuovi amori.
Lo stomaco è vuoto e le scarpe rotte, le suola bucate
Ma sto con la consapevolezza che nulla  ha sbagliato chi in qualche modo ha provato.
Govinda c’è ancora, non se ne è mai andata e mai se ne andrà
e questa ne è la riprova, Govinda è natura che si impossessa di noi e per un minuto sta,
non puoi legarla a te, lei è marea, è il vento che va e solca l’oceano.
Non puoi cercarla, lei è nell’etere..
Inutile dirti che il ricordo tornerà a bussare, non si farà chiamare,
ti sorprenderà anonimo e quasi sereno,
a riportarti inquieto  perché non si sconfiggono con facilità  i demoni che sono in noi.
Solleverai il capo, dopo che avrai scritto un nuovo destino,
allora vedrai in un bicchiere di vino
in una goccia la verità,
e ti sarà chiara l’oncia della tua indecisione.

Non si può vivere sempre a metà,
nella vita tutto accade sotto la spinta di una ragione, una decisione.
Tutto si riduce  a si o no, a questo o quello,
tutto è binomio, dualismo, simile e dissimile,
tutto ti porta alla drammatica realizzazione di un'unica possibile conquista,
al metro della nostra capacità di giudizio e valutazione, 
all’istante in cui ogni cosa cambia oppure resta uguale
SCEGLI”.

sabato 12 ottobre 2013

Punti di vista


Punti di Vista




-Presto papà. Dobbiamo fare presto! Il treno parte tra venti minuti.-

- Si, si facciamo in tempo Marina, non ti preoccupare.- fece suo padre mentre metteva in moto la macchina, non dopo aver tirato uno degli ossi di carne avanzati dal pranzo ai cani.

- Lo spero, sono la prima all'appello. Dobbiamo fare in tempo per forza.- disse Marina nervosa.

- Stai tranquilla, Marina, che andrà tutto bene.-

-Vedremo-.

Durante il tragitto in macchina, Marina si abbandonò ai chilometri, come ci si abbandona a qualcosa che ci porta avanti senza farci camminare, né fare la benché minima fatica. Con la testa di lato, appoggiata allo schienale, osserva il paesaggio, la strade e le altre macchine.

-Oddio, papà!-.

-Un auto dietro di loro, si lanciò in galleria in un sorpasso più che azzardato, sorpassando loro e un altro mezzo e schivando un camion che veniva in direzione contraria, per un pelo.

-Marina, stai calma! Te lo dico e te lo ripeto: stai calma!-

- Ma come faccio a stare calma papà? Ma hai visto quello? Ma è matto!?-urlò.

- Si! Ce ne è di gente matta, in giro tesoro mio!.- disse suo padre bonariamente.

- Papà ma se lo sorpassava poco più tardi avrebbe fatto un frontale, e ci saremmo finiti anche noi di mezzo nello scontro, non ce la faccio a stare calma!-

- Marina, non puoi ragionare cosi. Hai un esame a breve, devi essere lucida e per essere lucida, devi stare calma. Vedi di non dare i numeri, anche perché poi una bella cinquina che mi faccia diventare ricco non la prendi mai!- disse suo padre sarcasticamente.

Arrivati alla stazione, cominciò a scendere una fitta pioggerellina. Pioveva a vento, quindi anche ripararsi con l’ombrello non aveva molto senso. A Marina in quel momento non importava granché del tempo, quanto meno non in senso climatico, bensì temporale. Nonostante i vari inconvenienti e la corsa contro il tempo, arrivarono in anticipo, cosa che divenne il vanto di suo padre. Fece il biglietto, e aspettò il treno, nell’apatica sala d’aspetto di quella pseudo abbandonata stazione ferroviara vicino casa loro. La muffa colava dagli angoli delle pareti, e si mescolava nell’umidità generale, al fetore dei gabinetti senza porta, brulicanti di batteri. Non diede molto peso alle scritte sui muri, che erano solitamente motivi di ilari risate con i suoi compagni di scuola. Ana 02-05-436 chiamami, e messaggi subliminali di vario tipo.

-Drin, drin, drin…Il treno per Roma Termini è in arrivo al binario 1.-

Il treno sta per arrivare. L’ansia si rimescolava nel suo stomaco insieme a profondi bruciori a livello epigastrico, e la scuoteva da dentro, portandola nondimeno a credere che una serie di fantastiche e malefiche creature popolassero le sue viscere.

-Ciao papà!-

-In bocca al lupo cara, fammi sapere!-

- Si!-. disse un po’ rintronata.

- Marina, ma non ti auguri che crepi il lupo?-.

-Ah, si , si, grazie, crepi crepi.- disse Marina in tono distratto già con un piede sopra al vagone.


Prese posto a fianco di una coppia di giovani. Il vagone era quasi deserto. Odiava stare sola o avere vicino gente che la importunasse anche solo con occhiate indiscrete, cosi per mimetizzarsi come un complemento d’arredo del regionale si sedette vicino a quei ragazzi. Salutò il padre dal finestrino. Già lo sapeva che in quell’ora e mezza di viaggio, si sarebbe ritrovata in dialogo a tu per tu con la sua coscienza, e la coscienza si sà che quando ti viene a trovare, quella santarellina non ti lascia scampo o grandi alternative. Mhmhm, Marina, lo sapeva, sarebbe stato un viaggio angosciante. Ogni volta che doveva sostenere un esame, era sempre la solita storia. Odiava le sensazioni che avvertiva prima di un esame, in modo quasi paragonabile a quanto amava le sensazioni che provava prima di un concerto. Agli antipodi. Il polo Nord e il Polo Sud. Provò a mettersi comoda sul sedile. Prima rivolta a destra. Ma il suo culo ossuto, le impediva di trovare una posizione sufficientemente comoda. Mannaggia a quegli avidi del servizio pelletteria, potevano metterci un po’ più di gomma piuma anche loro. Sti infami. Si sistemò rivolta verso sinistra. Stesso disastro, se non peggio. Si piazzò al centro con le gambe divaricate a terra. Ma perché era una di quelle donne che non riuscivano a stare con le gambe divaricate, ma avvertiva la fondamentale necessità di accavallarle in un verso o nell’altro. Santa Miseria. Lei senza incrociare le gambe proprio non ci poteva stare, anche se alla lunga era fastidioso uguale, perché le si intorpidivano i ginocchi. Oddio, ma come faceva a fare sti pensieri, poco prima di un esame?


mercoledì 9 ottobre 2013

Conversazione onirica sopra un Oceano, tra un Amico e un Tentativo

Pablo Picasso-  Chitarra e Mandolino
-Sei Felice?

-Non lo so. Sono felice?

-Dovresti esserlo.

-Dovrei?

-Si, dovresti. Hai anche una chitarra.

-E' vecchia, in più, non riuscirò mai a stare dietro alle tue note. Guarda lui come suona. Guarda come segue le tue note. Io credo di non essere portato. Io non so suonare.

- Tu sei migliore di lui. Tu diventerai più bravo.

- E' impossibile.

- Tu stai qui tutti i giorni, ci guardi suonare queste quattro canzoni con gli occhi spalancati pieni di curiosità, con la voglia di apprendere. Tu hai la passione. Ecco, lui non ha tutta questa curiosità.

-Dici?

-Non smettere mai di suonare. Non perdere il tempo. Debbano volerci 50 anni, tu non smettere mai. Fai così nella vita. Fai così nelle piccole cose.

-Non Smetterò.

-Pensa sempre a quei piccoli attimi in cui ti sei divertito, in cui hai appreso quelle piccole cose che un giorno potranno servirti.

-Adesso è tardi, me ne torno a casa. Penserò a quegli attimi in cui dicevi che ero bravo e mi facevi suonare, quando tutti intorno mi prendevano in giro. Ci vediamo alla prossima.

-Sicuramente!Addio Chitarrista. Goditi i tuoi attimi felici.

-Che strano io non mi sento un chitarrista. Dove sei? Non ti vedo. Dobbiamo suonare, dove sei?


...Non lo vedo.
Adesso ho lasciato alle spalle l'oceano, con i piedi ben saldi a terra, cerco di scorgere oltre gli alberi per scorgere di nuovo la sua figura. Vedo solo la nebbia che sale, è sempre più densa ...non so cosa fare.
...Chiudo gli occhi un secondo, li riapro, ed ecco il sole apparire, bello e maestoso come sempre.
Ora mi sento più sereno. Con il tuo aiuto posso tornare a sognare, posso tornare alla mia curiosità.

Credo che non aspetterò più quegli attimi felici. Cercherò di afferrarli e consumarli finché sono vivi, non importa se da poeta o da sconfitto.

Prima di svegliarmi devo correre verso la cima più alta. Riesco a raggiungerla e anche se non so dove sei, anche se non riesco a vederti, urlo con voce di gola : "Addio."