Al bivio cambio strada,
mi tremano le gambe,
trasudo paura e timore
la fronte imperlata di sudore freddo e terrore
mi sento controfigura in un film dell’orrore.
E quanti momenti, sento di aver vissuto peggiori?
La paura mi bracca ora e in questo momento
sono un gargoyle,
ma dov’è finita allora la mia spina dorsale,
i sogni di ieri e i traguardi che volevo conquistare?
La magica fossetta nel sorriso che desideravo
scoprire ogni giorno sul tuo volto, il saperti orgoglioso di
me
per le mie piccole conquiste quotidiane, che hanno un sapore diverso se condivise insieme.
Quando mi sono perso?
In che istante ho realizzato che non era questo il giusto
cammino?
Non saprei dire se per illusione se per poco o troppo amore,
ho lasciato che la tua mano non scivolasse più sulla mia
ho lasciato la presa,
ti ho lasciato sola
e sono finito in balia del terrore.
Mi mancano i tuoi abbracci, le merendine divise a metà,
l’intreccio di gambe sotto le coperte,
la tua gentilezza nel farmi una carezza.
Ti ho visto sai, sotto la tua frangetta come mi guardi
Sei dura di mente e di petto: non riconosci facilmente agli altri il
talento,
ma cretina come l’amante che ama non riamato,
ti sei illusa che ti sarebbe mancata la mia vita, sia la
presa nell’avermi a fianco,
sia il fiato a corrermi accanto.
E pur nella distanza che non è mai poca, ne troppa,
cammini su un campo di spine per trattenerti e sconfiggere
il pensiero
di venirmi a cercare, di toccarmi e di guardarmi anche solo
mentre dormo
per ricordare le rughe del mio volto.
Soffro anche io e non vado più a fare le cose che condividevamo,
non vedo più cosa c’è sotto la scorza,
in fondo mi ero innamorato della tua pelle amara,
del tuo modo di amarmi pur senza concedermi niente.
Hai riversato tutto su di me:
ero padre, fratello, amico, amante, il tuo tutto il tuo
niente.
Mi sono sentito alle strette, troppe responsabilità.
Tu eri il cielo a farmi compagnia.
E lei uscita dalla doccia, l’immagine nitida
Del suo corpo da bambina, piccola ma con un’esplosione di
carattere
Con i capelli bagnetti, viene fuori a scagliarti il suo rancore:
“Dov’è la tua chitarra? A chi suoni stasera? A chi racconti
le tue angosce e paure?
Non ti senti più solo quando al sole della luna, senti i
lupi ululare sotto la tua finestra
O sei già scappato lontano nella tua terra rossa…
L’africa che naturalmente ami ed odi,
e che sempre ti porta lontano da me!
Su quali curve si posa stasera la tua mano?
Quanto tempo passerà prima che imparerai davvero a sentirti
uomo
quando capirai che il sentimento conta più persino della
passione e della brama di conquista
di quei traguardi che ti sei imposto e che probabilmente non tarderanno ad arrivare,
so che hai mille risorse, conosco la fonte delle tue idee,
ma purtroppo non vedi con gli occhi ciò che non tocchi con
mano,
e pure lontano, gli errori ti verranno a cercare come
fantasmi
dai quali non potrai scappare, e i debiti di un passato che
hai preferito dimenticare
riaffioreranno come alghe dal mare.
O forse te ne stai sdraiato a fissare il soffitto,
calcolando la distanza ideale della trave portante dagli
assi laterali,
e per diletto, per gioco o forse per affetto non saprei
dire,
stai li ad interrogarti indeciso su come andrà a finire?
Angosciato, hai il sonno disturbato,
le lenzuola bagnate dal rancore
di una notte sudata, l’odio che cresce,
non sapresti contro chi scagliare la tua foga,
un fuoco che brucia piano piano e che come un fuoco lento ti
divora,
forse sei già preoccupato che il mio amore venga dato a
qualcun altro?
Molto di più sai dovrebbe preoccuparti, il pensiero di ciò
che non fai,
di me lo sai, niente è certo ormai.
I miei pensieri sono mille, tanti quanti almeno i miei
capelli,
pensieri frantumati, emanati ma mai generati, legati a tanti
e a tante occasioni,
saranno condivisi con altri coetanei e nuovi amori.
Lo stomaco è vuoto e le scarpe rotte, le suola bucate
Ma sto con la consapevolezza che nulla ha sbagliato chi in qualche modo ha provato.
Govinda c’è ancora, non se ne è mai andata e mai se ne andrà
e questa ne è la riprova, Govinda è natura che si impossessa
di noi e per un minuto sta,
non puoi legarla a te, lei è marea, è il vento che va e
solca l’oceano.
Non puoi cercarla, lei è nell’etere..
Inutile dirti che il ricordo tornerà a bussare, non si farà
chiamare,
ti sorprenderà anonimo e quasi sereno,
a riportarti inquieto
perché non si sconfiggono con facilità
i demoni che sono in noi.
Solleverai il capo, dopo che avrai scritto un nuovo destino,
allora vedrai in un bicchiere di vino
in una goccia la verità,
e ti sarà chiara l’oncia della tua indecisione.
Non si può vivere sempre a metà,
nella vita tutto accade sotto la spinta di una ragione, una
decisione.
Tutto si riduce a si
o no, a questo o quello,
tutto è binomio, dualismo, simile e dissimile,
tutto ti porta alla drammatica realizzazione di un'unica possibile conquista,
al metro della nostra capacità di giudizio e valutazione,
all’istante in cui ogni cosa cambia oppure resta uguale
SCEGLI”.