sabato 17 novembre 2012

Fango

Edvard Munch L'urlo


L'uomo, camminava per la sua strada, i sentimenti che provava erano sempre buoni. Il suo lavoro era importante, venditore di speranze. Vestiva sempre con l'abito giusto, adatto ad ogni circostanza, il suo cappello era perfetto, il colore della sua camicia sempre abbinato al colore delle sue sensazioni.

Il venditore di speranze, era circondato dalla natura: i prati, gli alberi attorno lui colorati di un verde forte, brillante, bello e maestoso. In ogni istante, egli si stupiva e ringraziava i suoi occhi per quello spettacolo circostante. Pensava ai colori e a come tutte le lunghezze d'onda, venissero assorbite dalla clorofilla tranne il verde, ma questo colore, unico captato dall'occhio umano, è già di per sé, uno spettacolo sufficiente.
Si fermò ad ascoltare il vento. Era un maestro invisibile e silenzioso, ma a lui piaceva ascoltarlo mentre attraversava gli oggetti, lambiva una roccia o passava tra gli alberi; sentirne l'alta tonalità dell' ululato quando si incanalava tra le pareti rocciose di una gola o quando,  sfiorando le punte degli alberi diminuiva le sue frequenze di risonanza fino al fruscio.


Il venditore di speranze non era mai triste, le sue labbra, in ogni momento, disegnavano una specie di mezza luna orizzontale, sinonimo del suo stato d'essere. Calma e tranquillità. Vedeva ogni giorno centinaia di persone, tristi, sole, disperate, perse . . . Ogni giorno riusciva a salvare quelle anime o come le chiamava lui, quelle speranze smarrite.
Riacquistare la speranza per un uomo solo, vuol dire, non essere più solo, ma avere maggiore forza; conquistare nuova speranza per un disperato vuol dire, rimettersi in gioco ancora e ancora una volta;  così come per l'uomo triste, sentirsi di nuovo felice.
Il venditore di speranze lo sapeva bene, - l'uomo dovrà guadagnarsi il suo futuro, l'uomo diverrà forte e non sarà più pavido, l'uomo combatterà questa inettitudine, l'uomo si libererà!- erano questi i suoi pensieri reiterativi...

“Il venditore di Speranze è un uomo che fa paura, egli crea consapevolezza, la consapevolezza spinge a cercare, cercare porta a trovare, trovare è già una vittoria. L'uomo non può vincere! O almeno non tutti.”

Questo si pensava ai piani alti. Seduti ad un tavolo, con i sigari in bocca,  questi uomini avevano già pianificato una trama ardita per sbarazzarsi del futuro. 
Dalle alte finestre, i giochi di luce irraggiavano lo spazio abitato da costoro e fuori  si intravedeva l'arido territorio. Il colore della natura era sparito, niente clorofilla, niente alberi, né fotosintesi, sembrava un girone maledetto dell'inferno di Dante, o realmente lo era. Il grigio circondava l'aria ormai carente di ossigeno, mentre il marrone dominava le strade, ai piani bassi il fango e l'asfalto riempivano il resto dell'ambiente. Vita e vitalità scarseggiavano.

Intanto l'assassino spiava immobile, il venditore di speranze.

-Aveva bisogno di respirare- si ammonì tra se e sé con insistenza, giacché sarebbe stata la sua prima vittima. Nei suoi pensieri tutto fluiva in modo estremamente semplice, un colpo dritto al bersaglio e l'uomo si sarebbe accasciato a terra. Ma nella realtà si accorse di quanto fosse difficile.

L'assassino era convinto che, il suo atto avrebbe favorito il proprio futuro e quello di molti altri. Era ancora giovane e non poteva permettersi di perdere un'occasione come quella che gli era stata offerta, indipendentemente dal suo valore legale. Ai piani alti erano stati chiari: -Se tieni al tuo futuro dovrai uccidere l'uomo X-.
L'avrebbero pagato profumatamente, l'offerta pattuita era molto consistente, proprio quello di cui aveva bisogno, denaro solo denaro per proseguire la sua vita. 
Quei uomini, avevano dipinto il venditore di speranze, così chiamavano l'uomo X  ai piani alti, come un nemico per l'intero genere umano e cosi lo avevano convinto.
L'assassino doveva tutto a quelli dei piani alti, non poteva deluderli.
Così caricò l'arma. Non aveva paura del gesto che si apprestava a compiere, credeva fermamente in quell'azione come se fosse una sua idea, convinzione che gli uomini dei piani alti gli avevano attentamente instillato nella mente, in un modo convincente e subliminale. La vittima era girata di spalle. La osservò al cannocchiale mentre passeggiava tranquilla, la seguì col suo mirino, uno, due, tre  passi e poi rifinì la mira.Bang. 

Dall'altra parte, il venditore di speranze aveva capito tutto, aspettava la sua fine godendosi quella natura, attorno a sé incessante. Sorrideva con la sua mezzaluna orizzontale. Un unico pensiero pervase la sua mente: “ povero il mio assassino, se solo anche lui, avesse avuto una speranza..”.
Si udì uno sparo, il moto parabolico del proiettile finì la sua ascesa, fino a precipitare, incontrando la tenera carne della testa della vittima indifesa. Il corpo cadde a terra, senza far rumore. Morì solo, solo perché nessuno udì il suono del corpo che cadde. E a terra cadde anche l'ultima speranza.

L'assassino, cominciò a tremare, ad avere paura, forse per la prima volta.  Non credeva di esserlo riuscito a farlo, il sangue, nelle vene, sembrò fermarsi, come se qualcosa perturbasse il suo equilibrato e continuo flusso laminare. 

Ma quello che stava osservando era ancora più spaventoso, intorno a sé il verde brillante stava sparendo, quasi che la clorofilla non fosse più così selettiva rispetto alla lunghezza d'onda assorbita. I colori stavano cambiando, le piante stavano cambiando. La natura intorno a sé era mutata, non seguiva più quelle ferree regole quasi dettate da un' entità divina e matematicamente perfetta. Il grigio opaco stava coprendo ogni cosa, dai piani alti, trasportate dal vento le grasse risate di avidità miste all'odore di quell'aria greve, attraversavano i sensi dell'assassino; egli cominciava a rendersi conto di tutta quella metamorfosi ed aveva paura, voleva scappare ma il fango limitava ormai i suoi movimenti...

Se solo quel fiore cresciuto male, fosse stato salvato. Quel fiore che, con tanta forza avrebbe voluto lottare contro il fango per diventare un bel fiore. Ma lo hanno strappato...Non hanno ascoltato le sue grida d'aiuto.

Adesso è qui che piange senza speranze, in un mondo di avidi che ridono delle sue disperazioni, delle disperazioni di tutti. Essi sono i vincitori.

Ma da qualche parte, nel mondo, si apre un varco tra quei tristi colori che ormai dominano tutto... Un nuovo venditore di speranza vede la luce. 

Ivan Graziani-Fango

1 commento:

  1. questo ci fa capire che la speranza è sempre l'ultma a morise e se alla fine socconbe,la nostra vita a bisogno di un appiglio alla quale aggrapparsi NON si può vive senza sogni nè senza speranza! è la forza motrice della nostra vita anche sotto a tonnellate di fango!
    baci

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